ABC-ARTE ed i grandi maestri del Novecento

Sonia Spiniello, Leadership Medica, April 20, 2020

 

ABC-ARTE è una Galleria vicina ai grandi maestri del Novecento nel cuore del centro storico di Genova.


Il fil rouge che lega le opere esposte è il con-nubio tra la scena contemporanea italiana e il coinvolgimento della città, al fine di creare un rapporto con ogni tipo di pubblico. Le neo avanguardie sono il fulcro di interesse della Galleria il cui intento è quello di donare una rilettura critica attuale della corrente artistica. Lo scopo della galleria è quello di sostenere artisti che si esprimono con linguaggi diffe-renti e soprattutto con una direzione verso l’astrattismo in cui il gesto diventa protagoni-
sta della scena.


Di particolare interesse legato alla sperimen-tazione artistica, è l’ultima mostra che mette insieme un dialogo tra 4 artisti differenti: “when unmeasurable meets measurable” cu-rata da Flaminio Gualdoni, critico e storico dell’arte che vanta una illustre carriera nel campo.


In questo frangente gli artisti presenti sono Alan Bee, Paolo Iacchetti, Tomas Rajlich e Nanni Valentini.
La scelta quindi è stata quella di mettere in evidenza quattro differenti personalità e radi-ci culturali, con la volontà di sottolineare le peculiarità di ognuno orchestrate insieme con una coinvolgente armonia.

 

Alan Bee (Karlsfeld 1940 – Monaco di Bavie-ra 2018) è uno pseudonimo di un uomo di finanza tedesco che ha sempre voluto man-tenere l’anonimato. La sua passione per la pittura rimane segreta per tutta la sua vita, tanto che la distribuzione delle sue opere av-viene prevalentemente dopo la sa morte.
Cresciuto in un ambiente naturale da cui prende ispirazione per le sue opere, indirizza la sua attenzione sul mondo delle api, ammi-randone l’unità di gruppo, l’operosità e ancor di più l’organizzazione. L’elemento principale della società degli insetti melliferi su cui Alan Bee si focalizza è il fuco, partendo dalla sua modularità cellulare che funge da elemento strutturante. Come scrive Flaminio Gualdoni “la comunità in cui si genera l’arte deve essere unita, operosa, solidale come quella delle api, dunque l’artista deve immedesimarsi con l’ape stessa e la sua opera deve essere insieme singolare, perché è il nutrimento dacui sgorga e che produce è comune e a tutti è destinato è la quintessenza di una socialità consonante con i tempi e i ritmi della natura”.

 

Alan Bee, Infinity, 1985, 100x200x9cm mixed media on board

 

Paolo Iacchetti è un artista milanese, nato nel 1953. Nasce chimico ma rivoluziona la sua carriera frequentando l’Accademia di Belle Arti di Brera entrando così a far parte del mondo dell’arte. La sua espressione però continua a basarsi su di un certo rigore scientifico, alla base delle sue opere, che lo accompagna nella sua evoluzione artistica e professionale. Infatti ha insegnato alla Scuola Politecnica di Design di Milano e attualmente all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il suo lavoro prende ispirazione dalle espressioni di linea e colore della pittura da Rothko a Pollock, da Jasper Johns a Brice Marden. La percezione è il fine complessivo che vuole generare l’opera. La base rigorosa si rinnova in un nuovo concetto di bello e proporzione coinvolgendo lo sguardo e il corpo in quanto sensazione data dalla distanza (rapporto apollineo), instaurando delle vere e proprie relazioni tra linee, colore e spettatore, generando una nuova categoria di bello. Lo stesso Paolo Iacchetti cita “L’opera si relaziona così, nella propria concreta astrattezza, direttamente con gli schemi del nostro cervello. La sua ricchezza di forma e colore si misura con la nostra sensazione secondo una nuova proposizione del bello”. Una vera e propria ricerca che coinvolge tutti i sensi e le sensazioni, nulla è lasciato al caso nelle sue opere per ottenere questo coinvolgente risultato.

 

Paolo Iacchetti, Geometrie sfasate, 2018, 100x95cm, oil on canvas

 

Tomas Rajlich è un’artista cecoslovacco, nato nel 1940 che fonda il gruppo di avanguardia praghese Klub Konkretistů. Questo movimento accompagna i corrispettivi delle neoavanguardie internazionali incarnate da Azimut in Italia, da Zero in Germania, da Nul in Olanda. Ed è proprio lì che approda dopo l’invasione sovietica del 1969, dove vive un clima molto vivace e propenso all’arte avanguardistica. In questo contesto favorevole, viene ricono sciuto il lavoro basato su griglie di riquadri regolari molto vicine all’acromia di Piero Manzoni. La sua carriera avanza, tra personali e collettive in gallerie olandesi e milanesi. Dopo la fase acromatica, ne segue un’altra dove vi è un cambio di prospettiva ed un approdo alla dimensione del colore, aperto a suggestioni simboliche e poetiche, a gesti più aperti con una gamma di colori che va dal giallo al rosso, dal celeste al rosa fino all’oro senza però sconfinare dal rigorismo strutturale della fase precedente. Come affermato dal curatore “la sensibilità dell’artista emana dalla sottile modulazione della pennellata sulla tela. Ancora, l’enfasi è posta sul colore e su altri elementi pittorici, come la forza creativa della luce che cambia eternamente la superficie del quadro. Il tutto mentre viene alla luce la qualità bidimensionale dell’oggetto. L’attenzione è tutta sul quadro, al suo interno e in quanto sé stesso. I giochi di luce permeano semplicemente queste tele con una vita propria, che non cessa di stuzzicare la sensibilità dell’osservatore. Questi sono quadri che interrogano continuamente la pittura”.

 

Tomas Rajlich, Untitled, 1972, 75x75cm, acrylic on hardboard

 

Nanni Valentini (Sant’Angelo in Vado 1932 – Vimercate 1985) è un artista con una formazione prettamente accademica che plasma il suo lavoro di scultore. Le materie plastiche sono quindi parte del suo operato, soprattutto le lavorazioni con la ceramica. La sua carriera è un continuo crescendo, affiancandosi a personaggi di spicco che scoprono il suo lavoro e lo valorizzano inserendolo nelle proprie mostre: da Gastone Novelli ai fratelli Pomodoro fino a Lucio Fontana, con cui collabora direttamente per l’opera della monumentale Tomba Melandri a Faenza. Nel 1976 cambia oggetto delle sue opere, affermandosi nella scena milanese con una personale di opere pittoriche e scultoree alla Galleria Milano di Carla Pellegrini. Da questo momento le personali continuano ad affascinare lo scenario artistico, con esposizioni in gallerie primarie in Germania e a Firenze. Nel 1982: ha una sala personale alla Biennale di Venezia ed è in “La sovrana  inattualità” al Museum des XX. Jahrhunderts di Vienna. Nel 1984 organizza una vasta personale al Padiglione d’arte contemporanea di Milano (il suo Cratere entra nelle collezioni permanenti del Civico Museo d’Arte Contemporanea di Milano al Palazzo Reale), poi espone a Barcellona e ancora a Monaco. Come descritto dalla biografia dell’autore sul portale della Galleria, “da subito il suo approccio alla materia, al colore, alla figura ne fa un unicum nel dibattito contemporaneo, in cui un atteggiamento colto e sapienziale si incrocia con la potenza asciutta di visioni plastiche che non hanno confronti tra i contemporanei”.

 

Nanni Valentini, Deriva (Fontana), 1982-83, diam 165cm circa, vitrified terracotta

 

La mostra “when unmeasurable meets measurable” quindi ha l’obiettivo di creare un’unione di diverse sensazioni, un viaggio intellettuale dalla Germania all’Olanda fino ad arrivare in Italia, che dona all’essere umano un travolgente senso di emozioni contrastanti. Lo spettatore può ritrovarsi nell’insieme delle diverse opere oppure in una di esse, l’importante è cogliere ogni emozione che caratterizzerà il percorso. Perché, alla fine, l’arte accompagna sempre i tortuosi ed imprevedibili percorsi emotivosensazionali che alimentano il nostro essere e le nostre esperienze.

 

Sonia Spiniello