Come sono andate le vendite a miart? Report dalla fiera milanese (coi commenti dei galleristi)

Cristina Masturzo, ARTRIBUNE, April 16, 2023
Tempo di bilanci per miart che ha chiuso domenica 16 aprile. E alla fine di queste giornate di fiera e di Milano Art Week, rimbalza, tra le osservazioni più condivise, la certezza che la programmazione dell’arte abbia risentito molto della sovrapposizione cannibalizzante con quella del design e del Salone del Mobile. Uscendone con le ossa rotte. Nonostante la fiera sia senza dubbio riuscita negli ultimi anni a ritrovare una propria identità e attrattiva. Motivo per cui necessiterebbe di tutto il supporto e l’attenzione del caso. E non di finire “frullata”, la fiera e le proposte delle sue gallerie soprattutto, in un’agenda impazzita di eventi e appuntamenti e in ritmi e ostacoli logistici che ne compromettono comprensione e valorizzazione.
 
COME È ANDATA MIART 2023
Per provare a tirare le somme abbiamo parlato a lungo con gli espositori di miart quest’anno e la fotografia che ne deriva è quella di una fiera che è parsa molto efficace per le ricerche artistiche di presa immediata e più rapida. Con un mercato dell’arte che però sembra guardare molto (troppo) alle traiettorie indicate dal gigante Art Basel, per gusto e impatto ricercati. E un collezionismo che fatica a concedere tempo e attenzione a proposte più complesse in termini di forma e contenuto e al tempo stesso appare piuttosto prudente su importi medio-alti. I risultati di vendita sono stati, come può essere normale, altalenanti, con gallerie che tornano a casa più soddisfatte di altre. Mentre resta sistemica ed evidente una certa difficoltà per le realtà emergenti e medie. A conferma di una polarizzazione sempre più esasperata delle traiettorie di acquisto. Insieme a un processo di internazionalizzazione, per gli operatori italiani, che stenta a consolidarsi.
 
LE GALLERIE DI MIART 2023
Successo pieno per Galleria Franco Noero, che negli ultimi anni ha trovato un posizionamento efficace nella sezione Decades di miart e che quest’anno presentava un progetto realizzato in stretta collaborazione con l’artista Jim Lambie, con alcune opere site-specific e altre riattivate per l’occasione, tutte andate a ruba da subito (prezzi tra le 20.000 e le 75.000 sterline). Partecipava per la prima volta la galleria parigina Crèvecœur, soddisfatta del “grande supporto istituzionale e di una solida base di collezionisti italiani”. E che ha potuto ristabilire contatti con clienti già noti e incontrarne di nuovi, realizzando vendite per i suoi artisti: Julien Carreyn, Naoki Sutter-Shudo, Martine Bedin e Clio Sze To. Al battesimo milanese anche Cadogan Gallery con la nuova sede della galleria inglese aperta da poco in città in via Bramante. Il progetto per la fiera era un solo show dell’artista americano Terrell James (1955), che ha incrociato l’interesse di collezionisti italiani e francesi e di un collezionista americano che ha acquistato un piccolo lavoro online (prezzi €7.500-25.000). Nello stand condiviso da Galleria Massimo Minini e Francesca Minini si presentava una selezione delle due scuderie: Carla Accardi, Basic Ivana, Jacopo Benassi, Armin Boehm, Sol Calero, Favelli, Icaro, Enzo Mari, Landon Metz, Giulio Paolini, Wilfredo Prieto, Ariel Schlesinger, Alice Ronchi, Ambra Castagnetti. L’impressione sull’andamento della fiera è stata di una “energia rinnovata dopo i difficili anni di restrizioni e chiusure” e sia le proposte più consolidate che le più giovani hanno riscontrato l’interesse dei collezionisti, per lo più italiani e abbastanza decisi sugli acquisti, con vendite in un range di prezzo diversificato dai 2.000 ai 40.000 euro. Ad artisti storicizzati come Claudio Parmiggiani e Arnulf Rainer, Galleria Poggiali accostava a miart il più giovane ma di fama internazionale Erwin Wurm, di cui la sede di Firenze attualmente ospita l’ultima mostra personale. Per la galleria “la fiera sta facendo uno sforzo intenso per incrementare la qualità e senz’altro ci sta riuscendo, sia in termini di proposte che di fruizione degli spazi e di valorizzazione delle opere”.
 

LE VENDITE A MIART 2023

Miart resta, secondo Mazzoleni“appuntamento imperdibile per i collezionisti e gli appassionati d’arte, in Italia e non solo perché la fiera si è notevolmente espansa con un ventaglio di gallerie e proposte internazionali”. Per un pubblico “interessato e pronto a scoprire nuove ricerche e pratiche artistiche”. Diverse le vendite realizzate, sia per gli artisti storici in stand, come Giuseppe Capogrossi e Carla Accardi, sia per i più giovani Andrea Francolino, Rebecca Moccia e Marinella Senatore, della quale la galleria esponeva una scultura di luce che riprende in scala ridotta quella esposta nella Galleria Vittorio Emanuele II a Milano. Simile il feedback sulla fiera di Dep Art Gallery, che considera miart un momento centrale per la città di Milano e il cui stand si concentrava sulla pittura di due grandi maestri italiani, Valerio Adami e Salvo, capaci di intercettare l’interesse di collezionisti italiani ma, soprattutto nella giornata di opening, anche stranieri. “Valerio Adami e Salvo sono senza dubbio due nomi di spicco del mercato: Salvo sta vivendo una stagione di altissimo livello; Adami è un nome che da sempre si è posizionato in contesti internazionali di primissimo ordine”. Ampia la forbice dei prezzi dai 20.000 euro per i formati più piccoli a fino ai 420.000 per le opere più grandi, sulle quali si riscontrava una certa prudenza: “Si è allungato il timing sulle opere importanti, il collezionista è più riflessivo prima dell’acquisto e sempre più preparato, trattandosi di cifre importanti. Già da qualche anno si avverte la fine del periodo caratterizzato dall’acquisto impulsivo, a favore di una maggiore consapevolezza”. Pollice alto sulla fiera da Galleria d’Arte Maggiore, che ha trovato nuovi collezionisti sia italiani che stranieri per una Natura Morta di Giorgio Morandi, per Giorgio De Chirico e Claudine Drai. Premiata l’idea della galleria di “proporre una selezione molto classica di autori (da Morandi a Carrà, da De Chirico a Severini) accanto a nomi più contemporanei (Calzolari e Biasi, ma anche Claudine Drai, Wim Wenders e Sissi) studiando un allestimento super contemporaneo”, in grado di conquistare un pubblico nuovo e trasversale anche per le ricerche più consolidate.

 

LE GALLERIE ITALIANE A MIART 2023

Si interrogava sulla complessità del reale e della sua rappresentazione la selezione di artisti delle Galleria Umberto di Marino di Napoli: Carlos Amorales, Eugenio Tibaldi, Luca Francesconi, Pedro Neves Marques, Alberto Tadiello e Peter Böhnisch. Che ha trovato la fiera competitiva, per l’alto livello delle proposte delle gallerie, e visitata da collezionisti soprattutto italiani, con poche presenze straniere e con comportamenti di acquisto piuttosto prudenti. Tra le opere vendute, in un range di prezzo tra i 12.000 e i 20.000 euro, quelle di Eugenio Tibaldi, Pedro Neves Marques e Carlos Amorales. Da Alfonso Artiaco, fino a sabato si erano concluse numerose vendite (in un range di prezzo dai 6.000 ai 30.000 euro) e c’erano altre trattative aperte, per uno stand che andava da Gilbert & George, per celebrare la recente apertura della fondazione londinese, ad Ann Veronica Janssens, con una mostra personale in corso a Milano al Pirelli Hangar Bicocca, passando dalle nuove collaborazioni con i pittori tedeschi Andreas Breunig e Jana Schroeder e per Giulio Paolini, Liam Gillick, Juan Uslè, Tursic & Mille. Insieme a una nuova produzione espressamente pensata per Miart di lavori in porcellana di Diego Cibelli. Progetto monografico dedicato a Dan Halter (Zimbabwe, 1977), con lavori su carta intrecciata e installazioni, per Osart Gallery di Milano, che ha realizzato vendite in un range di prezzi dai 3.500 ai 30.000 euro, e ha trovato la fiera “di ottima qualità, con un pubblico interessato e competente”, e con una buona presenza estera. Per Monica Bottani di RIBOT“il bilancio dell’edizione di Miart 2023 è sicuramente positivo”. Buona la presenza di pubblico “particolarmente interessato e predisposto”, sia italiano che in particolare dai Paesi d’oltralpe, in particolare dalla Svizzera. “Credo che l’offerta artistica varia e ben costruita della fiera, così come la presenza di opere con un range di prezzi molto ampio abbia consentito di ‘rompere l’argine’ che in questi ultimi anni di crisi si era costituito”, ha commentato con noi la gallerista che aveva in stand opere di Bénédicte Peyrat (prezzi tra 800 e 10.000 €) e di Andrei Pokrovskii (da 1.800 a 4.400 €). ABC-ARTE ha selezionato le opere di 4 dei suoi artisti, accomunati da una relazione significativa con la città di Milano e presentati in dialogo, di due in due: da una parte Arnaldo Pomodoro e Ugo La Pietra (in mostra ora nelle due sedi della galleria a Genova e a Milano), dall’altra Nanni Valentini e Jerry Zeniuk. Diverse le vendite realizzate fin dal primo giorno, dai 15.000 euro delle opere di piccolo formato a quelle più grandi fino ai 70.000 euro, e molte le trattative aperte fino a sabato.