Zach Harris
'Karma Kloud'
Curated by Domenico de Chirico

Alla maniera di Kazimir Malevič, uno dei pionieri dell'arte astratta nonché fondatore del Suprematismo, secondo cui il punto, ovverosia ciò da cui tutto ha origine, la linea e le forme geometriche, spingendosi oltre il loro valore tradizionale di meri elementi compositivi, assumono via via significati sempre più profondi e radicali e si ergono a simboli di un'arte pura e trascendentale, intenzionalmente liberata dalla rappresentazione del mondo materiale, Zach Harris, a suo modo, persegue l'obiettivo di raggiungere una nuova dimensione spirituale attraverso l'arte, generando una prodigiosa eppur assai personale paratassi visiva, dal sapore soprasensibile, composta da intersezioni immaginifiche che esistono grazie al "predominio dell'arte sull'oggettività delle apparenze reali".
A suon di simmetrie baldanzose, forme geometriche inusitate e pattern talvolta semplici talaltra estremamente complessi, spesso ispirati dal paesaggio ma soprattutto dall'architettura, ove lo spazio liminale si staglia tra la realtà, l'espressività e il significato sotteso, Harris, con i suoi pannelli intagliati e dipinti su lino teso, svela complessi e ricercati mondi al contempo utopici e distopici, effondendo quella sensazione tipica della pluridimensionalità dello spazio vissuto.
Il suo stile pittorico perturbante, di matrice analitica, è caratterizzato da una tangibile complessità visiva, una combinazione eclettica di differenti influenze e una inflessibile attenzione ai dettagli più minuziosi. Pertanto, le sue opere, combinando elementi del secolare, del surrealismo, del simbolismo, dei mandala, delle costellazioni dello zodiaco, dell'arte decorativa e della geometria sacra, vengono spesso definite sincronicamente come psichedeliche e oniriche. Tutti questi elementi si intrecciano generando composizioni particolarmente elaborate, laddove ciascuna parte costitutiva di ogni quadro contiene, a sua volta, una molteplicità di dettagli particolareggiati che invitano soventemente lo spettatore ad una necessaria osservazione prolungata e aperta a molteplici interpretazioni.
Incorporando sapientemente simboli sia cosmologici sia mitologici che suggeriscono riflessioni sulla spiritualità, sul tempo e sul cosmo, queste sue visioni psichedeliche, karmiche nuvole cosmologiche, sommergono allegoricamente gli astanti trasportandoli in uno stadio di oblioso acume. Oltre a ciò, Zach Harris utilizza una tavolozza cromatica particolarmente vibrante che evoca mondi paralleli e stati di coscienza alterati, servendosi di gradienti che creano un effetto ipnotico e dinamico. E allora, se da un lato vi sono questi colori brillanti che ricordano le qualità ornamentali altamente raffinate delle miniature persiane, dall'altro signoreggiano le intricate cornici incise a mano o tramite laser le quali evocano la magnificente lavorazione del legno delle pale d'altare cristiane. Così facendo, egli crea un vortice allucinatorio tra la materialità del rilievo e la sua illusione ottica, rimembrando la vivacità radiale e la dimensione spirituale propria dei mandala tibetani.
La sua arte sincretica suggerisce rituali senza tempo che, perduti o profetici, devono, tuttavia, essere ancora decifrati. Impregnate di misticismo, molte delle sue opere inglobano chiari riferimenti al paesaggio, da intendersi, nel suo caso, non in senso naturalistico bensì come un agglomerato di universi alternativi, alterato, astratto e perpetuamente oscillante tra il familiare e l'ultraterreno.
Munificamente influenzato dalla pittura del primo Rinascimento italiano, da "il principe del Romanticismo" Eugène Delacroix, dalle composizioni informali e "spiate" di Pierre Bonnard, dal modernismo francese, in particolar modo da Paul Cézanne, da quello americano di Arthur Dove e Marsden Hartley, dalla miniatura indiana, da singolari artisti americani come Albert Pinkham Ryder, dal fiammingo Hieronymus Bosch e da tutto ciò che generalmente riflette la condizione personalissima di ciascun artista, la sua cultura e il contesto storico in cui opera, lo stile pittorico di Zach Harris sopraggiunge dinanzi a noi come unico nel suo genere poiché riesce a fondere egregiamente una vasta gamma di influenze artistiche e culturali in opere che risultano essere tanto complesse quanto affascinanti, contraddistinte da un'indubbia e pervasiva carica spirituale che, come una grande nuvola, è sempre pronta ad ammantarci. E così, attraverso l'armonia, i dettagli raffinati e un uso simbolico dello spazio e del colore, oltre che a una profonda connessione con la spiritualità, con "Karma Kloud" la pittura si offre nuovamente a noi come un potente strumento che ci consente di respirare profondamente e di conoscerci, individualmente e unitariamente, esplorando le architetture sibilline della cognizione umana, delle dinamiche sociali e delle esperienze incorporee e universali che imperituramente ci determinano.