I pannelli intagliati e i dipinti su lino teso di Zach Harris svelano mondi complessi, utopici e distopici. Le sue visioni psichedeliche, che sfiorano quasi l’astrazione, immergono lo spettatore nelle insondabili profondità di cosmologie misteriose. La densità storico-artistica della sua estetica è inquietante, in un modo che ricorda il simbolismo della fine del XIX secolo. Sebbene la colorazione vivace delle sue opere, ossessivamente dettagliate, richiami l’estrema raffinatezza ornamentale delle miniature persiane, le sue cornici, incise a mano o al laser, evocano la complessità dell’intaglio ligneo degli altari cristiani. Harris è un fervente praticante della meditazione, e la ripetizione meticolosa di motivi e pattern dipinti o scolpiti nelle sue composizioni funziona come un mantra. Allo stesso tempo, crea un gioco allucinatorio tra la materialità del rilievo e la sua illusione ottica, richiamando la vibrazione radiale e la dimensione spirituale dei mandala tibetani. La sua arte sincretica suggerisce rituali senza tempo che, persi o profetici, devono ancora essere decifrati.

Le opere di Harris fanno parte delle collezioni dell’Hammer Museum di Los Angeles e del San Francisco Museum of Modern Art, tra gli altri.