Oltre la Gen Z: a Genova, la pittura senza tempo di Antonio Kuschnir

Marcella Donagemma, Alessandria Today Italia News Media, August 2, 2025
C’è un giovane artista brasiliano che, a soli 24 anni, parla la lingua della pittura con una maturità sorprendente. Si chiama Antonio Kuschnir, classe 2001, ed è il protagonista di O Canto do Rio, la sua prima personale italiana da ABC-ARTE a Genova, curata da Barbara Magliocco.
Kuschnir è giovane, sì, ma la sua pittura lo è molto meno. Attinge a un immaginario ricco e stratificato, colto e visionario, in cui l’eco di Giorgione, Manet e Matisse convive con il tropicalismo brasiliano, i bestiari medievali e i mosaici absidali delle basiliche romane. La sua è una pittura che guarda al passato, ma non per nostalgia: lo fa per trasformarlo in materiale vivo, per affrontare temi contemporanei con strumenti antichi, ma affilatissimi.
In mostra, il visitatore si trova davanti a opere che non lo cercano, ma nemmeno lo respingono. Kuschnir osserva e si fa osservare. Barriga da Terra è un esempio perfetto: un gioco di sguardi sospesi, enigmatici, in cui nessuno invade lo spazio dell’altro. In Aurora, l’artista si ritrae ma si defila, quasi fosse un testimone liturgico in un universo altro, come un Onorio III nascosto tra i mosaici.
La pittura di Kuschnir è fatta di simboli e silenzi. Di animali, dèi e identità fluide. In un autoritratto che richiama Tiziano, Manet e Matisse, il corpo si fa veicolo di un’iconografia nuova, ibrida, che sfida le definizioni.
Non si entra davvero nei suoi quadri: li si contempla, li si interroga. E forse è proprio questa distanza, questa lucida riservatezza, a renderli così magnetici. Una pittura colta, sì. Ma soprattutto viva.