
Aperta con la preview di giovedì 3 aprile, la rassegna ha dovuto fronteggiare di certo l’impatto del cosiddetto Liberation Day, con l’entrata in vigore, dal 2 aprile 2025, dei dazi commerciali aggressivamente imposti da Donald Trump, con i mercati azionari che bruciavano denaro e investimenti e lo spettro recessivo che imperversa sul prossimo futuro.
Con la direzione artistica di Nicola Ricciardi e il contributo di una rinnovata squadra di curatori e professionisti, miart 2025 e il palinsesto dei tanti ottimi eventi in città per l’Art Week di Milano hanno sfidato così l’ostile congiuntura globale e scommesso tutto sulla qualità del lavoro, oltre che, in omaggio alla metodologia di Robert Rauschenberg, nel centenario della nascita, sul valore della collaborazione e dell’amicizia intese come sostegno reciproco tra gli operatori della filiera artistica della città.
In attesa della 30° edizione di miart, con le date già annunciate per il 2026, dal 17 al 19 aprile, facciamo un punto su come è andata la fiera, lasciando spazio ai commenti delle gallerie che hanno partecipato.

A dare respiro alle gallerie, oltre alla risposta e alle acquisizioni degli appassionati e dei collezionisti, arrivavano anche gli 8 riconoscimenti, tra premi, fondi acquisizioni e nuove committenze. Per citarne solo uno, sono state 15 le opere selezionate dal Fondo di Acquisizione di Fondazione Fiera Milano, per un valore di 100.000 euro, che ha premiato i lavori di Mario Airò, Tamina Amadyar, Naomi Boahemaa Sakyi Jnr, Karim Boumjimar, Jennifer Carvalho, Esraa Elfeky, Edward Kay, Juliana Matsumura, Adrian Paci, Marinella Senatore e Sasa Tkacenko.
Nonostante dunque la difficoltà del momento a livello globale, e tolto un certo rallentamento che sta caratterizzando tutti i grandi eventi commerciali dell’arte, le gallerie di miart hanno espresso parere positivo sui risultati della loro partecipazione, sia in termini di pubblico che di vendite.
A cominciare dalla bolognese P420, che a poche ore dalla chiusura, e nonostante “l’impressione che il clima generale della fiera abbia un po’ risentito delle incertezze degli ultimi giorni a livello politico-economico”, si è detta tutto sommato soddisfatta dell’apprezzamento per gli artisti esposti e in particolare Alessandro Pessoli, Shafei Xia, June Crespo, Francis Offman (tutti con quotazioni tra €10.000 e €25.000), “che si confermano molto amati dal pubblico”. Da festeggiare poi l’acquisizione di un lavoro di Victor Fotso Nye da parte del Rotary e la conseguente donazione al Museo del Novecento, e il riscontro avuto per la sua installazione nella sezione Portal. Il percorso curato da Alessio Antoniolli, ricco di idee e spunti e possibilità di scoperte, avrebbe tra l’altro beneficiato di certo, come la visibilità delle gallerie coinvolte, di un diverso posizionamento nel percorso della fiera, meno difficile da rintracciare per i visitatori di quanto non fosse a causa di una certa lateralità.
Pollice alto anche per Thomas Brambilla, che ci ha raccontato di vendite soddisfacenti per i dipinti di Maggi Hambling e una scultura di Wim Delvoye, mentre al sabato risultava aperta la trattativa per un dipinto di John Giorno, protagonista anche in Triennale a Milano, della celebre serie dei Rainbow.
Era al debutto a miart Eugenia Delfini, ma questo non ha impedito di registrare “un andamento positivo per le vendite”, insieme a “un ritmo dinamico, un flusso di visitatori intenso e relativamente costante, un pubblico ben educato e curioso”. E proprio la buona risposta dei visitatori fa giustamente ribadire alla galleria romana la necessità dell’impegno “di tutti noi, addetti ai lavori in fiera, nel continuare a fornire strumenti efficaci per avvicinare anche i non esperti all’arte e al piacere di investire nel settore, specie i più giovani, coloro che potrebbero essere i nuovi collezionisti di domani, ovvero il nostro pubblico preferito!”. Prima partecipazione a miart anche per Maurizio Nobile, che abbiamo lasciato non tanto tempo fa tra gli espositori della prestigiosa TEFAF Maastricht. “Dopo il nostro ritorno da TEFAF Maastricht, ci siamo immersi con entusiasmo in questa nuova esperienza, che abbiamo trovato estremamente stimolante”, ha commentato il gallerista, che esponeva a Milano, in collaborazione con l’Archivio Luciano Minguzzi di Venezia, una selezione di opere dello scultore bolognese in bronzo, legno, cera e terracotta, “affiancate a una serie di lavori rappresentativi del suo periodo artistico. Abbiamo incontrato un pubblico variegato e coinvolto, composto da collezionisti, anche internazionali, interessanti e interessati. Per noi è stata un’esperienza positiva, che ci ha permesso di vendere alcune delle opere esposte”.
E ha venduto a miart, che “si conferma la migliore fiera italiana per qualità e presenza degli espositori internazionali ed il profilo dei visitatori, in particolare quelli proveniente dalla Svizzera”, anche Dep Art, come ci ha raccontato Antonio Addamiano, che ci ha riportato in particolare le acquisizioni andate in porto di tre opere di Wolfram Ullrich, insieme a trattative aperte per Turi Simeti e Pino Pinelli, “che speriamo di chiudere con tranquillità in galleria questa settimana. Vista la situazione internazionale si pensava peggio, invece l’arte ha sempre una sua attenzione e può essere vista nuovamente come un investimento positivo, dopo tre anni di andamenti negativi”.
“Considerando il momento generale ci riteniamo molto soddisfatti, sia per l’attenzione sui nostri artisti che per le vendite”, ci ha risposto la pistoiese SpazioA, che sottolinea il meritato riconoscimento al percorso intrapreso dalla galleria tanti anni fa con artisti come Chiara Camoni, Luca Bertolo e Esther Kläs, e le buone vendite anche per i più giovani Helena Hladilová, Finn Theuws e Andro Eradze, che inaugurerà tra pochi giorni una mostra al MoMA PS1.
Felice, alla fine della fiera, la Secci Gallery, per l’interesse riscosso dalle opere in stand dei maestri Turcato e Consagra, e più in generale per la fiera: “miart si sta confermando una piattaforma interessante, sia in termini di dialoghi attivati che di pubblico incontrato. In un momento complesso come quello attuale, è stato importante percepire una risposta attenta e partecipe”, ha evidenziato la direttrice Sara Cirillo.
Eravamo evidentemente più preoccupati noi osservatori, dei galleristi in fiera a miart 2025, o almeno questo emerge da quanti hanno voluto approfittare di questo spazio di commento. Il momento non è di certo dei più facili, l’Italia deve ancora fare i conti con sfide non di poco conto, per competere con forza e credibilità a livello internazionale, pure a fronte di proposte artistiche e curatoriali di alto profilo, come hanno dimostrato i tanti eventi di questa Art Week milanese. Si stringeranno i denti, in attesa della prossima edizione di miart, nel 2026, e delle revisioni fiscali che per allora si spera avranno trovato la propria strada.
