Velvet Rage - Filippo Moroni: a cura di Domenico de Chirico

25 Settembre - 15 Novembre 2025
In questa serie inedita di lavori, Moroni dà corpo a una riflessione intensa e carnale sull’identità, la vergogna e il desiderio. Velvet Rage è il luogo in cui la materia esplode e si contrae, si espone e si protegge, si mostra nella sua ambiguità. La tensione tra forza e fragilità attraversa tutta la mostra, mettendo in scena un conflitto fisico ed emotivo che non cerca una sintesi, ma un linguaggio.
 
Il processo creativo dell’artista ha origine da un materiale apparentemente povero: il poliuretano espanso, usato come organismo vivo, indisciplinato, che cresce e si deforma in modo imprevedibile. Moroni non tenta di addomesticarlo: lo affronta in una lotta corpo a corpo, un gesto istintivo che è insieme sfida e resa. È l’artista stesso – con la sua presenza fisica – a imprimere alla materia un senso, ma senza mai dominarla del tutto.

A questa tensione si sovrappone un secondo elemento, altrettanto centrale: il velluto. Tessuto denso, carnale, ambiguo. Non un semplice rivestimento, ma un involucro che custodisce e insieme tradisce. Il velluto è ferita e cura, è rabbia trattenuta sotto la superficie, è memoria visiva e tattile di un’identità in bilico. La materia si fa così maschera, pelle, corazza emotiva.

 

In un cortocircuito continuo tra brutalità e delicatezza, le opere di Moroni si presentano come corpi desideranti e vulnerabili, segnati da una fisicità esposta. Alcuni lavori portano nomi propri, come a evocare la presenza viva di soggetti – o soggettività – che si offrono e si negano allo sguardo. Le sue sculture ci chiedono di restare su quella soglia incerta in cui l’immagine diventa specchio, e lo spettatore è chiamato a interrogarsi sulla propria identità.

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    Filippo Moroni - Velvet Rage, Domenico de Chirico

    Filippo Moroni - Velvet Rage

    Domenico de Chirico
    "La vita è una danza nel cratere di un vulcano: erutterà, ma non sappiamo quando" Yukio Mishima, Lezioni spirituali per giovani samurai (1968-1970)
     
    Il lavoro di Filippo Moroni (nato a Castiglione del Lago nel 1996, vive e lavora a Milano) si muove lungo una linea sottile, quasi impercettibile, che fende lucidamente l’apparenza dalla corporeità, il corpo dal travestimento, la forza dalla fragilità. In questa nuova serie di opere, scandita da una tavolozza cromatica precisa, che spazia dal rosso Borgogna al giallo dorato, dall’azzurro intenso alla più abissale tonalità di verde smeraldo, fino al nero profondo, l’artista esplora, con un gesto insieme fisico ed emotivo, le profonde tensioni dell’identità, della vergogna e del desiderio: temi universali che si manifestano hic et nunc attraverso la materia, sempre viva e pulsante.
     
    Tutto inizia banalmente da un elemento grezzo, quasi triviale: il poliuretano espanso, che cresce e si deforma come una creatura autonoma, irregolare e imprevedibile, sfuggendo a ogni tentativo di controllo. Eppure Moroni non cerca di domare questa sostanza ribelle, la affronta direttamente. La colpisce, la modella, la sfida in una lotta intensa e profondamente personale. Il corpo dell’artista si misura con quello della materia, in un dialogo-scontro che parla di controllo e abbandono, resistenza e resa, una successione di tensioni corporee e psicologiche che si traducono in un’autentica esperienza fisica.
     
    Qui si apre un confronto emblematico con la fenomenologia del corpo teorizzata da Maurice Merleau-Ponty, secondo cui, nella Fenomenologia della percezione, il corpo non è un semplice oggetto, ma un soggetto vissuto: luogo sensibile in cui esperienza e significato si intrecciano, aprendo l’individuo al mondo. L’opera di Moroni sembra incarnare questo precetto, in cui la materia non è più mera sostanza inerte, ma carne che parla, che si fa presenza e resistenza. Nel contatto corporeo con il poliuretano, l’artista attraversa quella soglia esistenziale che lo stesso Merleau-Ponty individua tra soggetto e mondo, tra percezione e corpo vissuto, portando alla luce la natura dialettica e incarnata dell’identità.
     
    Poi arriva il velluto, luculliano per eccellenza: materiale morbido, sensuale, elegante, ma anche ambiguo, simbolo supremo di decoro, opulenza e seduzione. Non si limita a coprire ciò che è sottostante, ovvero il poliuretano espanso, ma lo avvolge e lo trattiene in un equilibrio precario; non protegge soltanto, ma al tempo stesso espone. Il velluto diventa così metafora di una rabbia trattenuta e di una dolcezza che ferisce o è ferita: l’ultimo strato che rimane dopo il trauma, quando la superficie si trasforma in maschera, pelle, armatura.
     
    Velvet Rage si configura allora come lo spazio in cui il turbamento si concretizza in forma, e la forma si tramuta in linguaggio, dando voce a ciò che spesso resta inesprimibile.
     
    Questo strato di pelle artificiale richiama inevitabilmente il pensiero di Jean-Paul Sartre e la sua analisi dell’altro come fonte di sguardo, giudizio, maschere sociali e condanna. Nel suo saggio L’essere e il nulla, Sartre descrive come l’identità si costruisca attorno alla necessità di una rappresentazione: una maschera che cela un sé vulnerabile, in lotta con la propria libertà. L’identità, per Sartre, non è un dato originario, ma un processo in continuo divenire, fondato sulla libertà e sulla responsabilità individuale. L’individuo, “condannato a essere libero”, si definisce infatti attraverso le proprie scelte e azioni. In questo contesto, il velluto di Moroni si configura non solo come materia tattile, ma come un dispositivo di difesa e al tempo stesso di esposizione: uno spazio in cui il sé si prostra
    continuamente, oscillando senza sosta tra il desiderio di mostrarsi e quello di celarsi.
     
    Coerentemente, il titolo della mostra, mutuato dal libro The Velvet Rage di Alan Downs, oltrepassa il riferimento concreto da cui prende origine e propone una chiave interpretativa alternativa, capace di illuminarne la portata psicologica e universale: “Every perfection you see is a mask, a construction to keep the scream inside”. La perfezione diventa così una maschera; il lusso, un rivestimento lucido, soffice e seducente che cela una forza primordiale e incontrollabile, che pulsa instancabilmente sotto la superficie.
     
    Questa dicotomia tra superstrato e sostanza richiama, in parte, la filosofia di Friedrich Nietzsche che, nelle sue riflessioni sulla maschera e sul dionisiaco, suggerisce come l’apparenza non sia semplice illusione, ma una forma d’arte a pieno titolo, al contempo protezione ed espressione. Nietzsche invita a riconoscere il valore dell’arte come manifestazione della volontà di potenza, capace di trasformare la sofferenza in creazione e la vergogna in forza vitale.
     
    Nel contesto della mostra, questa energia creatrice diventa intensa e percepibile, manifestandosi nella tensione tra ciò che si mostra e ciò che si sottrae allo sguardo.
     
    L’opera di Moroni si muove esattamente su questa zona liminale, su quel displuvio in cui l’apparenza tenta disperatamente di celare, senza mai riuscirci del tutto, l’informe, il troppo, l’inespugnabile.
     
    Difatti, come afferma l'artista stesso: “È una battaglia tra ciò che copre e ciò che non vuole essere coperto. Tra la superficie e la sostanza. Tra l’apparenza e l’urgenza”. Queste parole risuonano euritmicamente con un certo pensiero ceronettiano, secondo il quale “il piacere unisce i corpi, la pena le anime”; dove il corpo può apparire come un miracolo di carne, e la carne, nondimeno, restare un abisso di vergogna.
     
    È a partire da tutti questi presupposti che, in questo nuovo corpus di opere, la sostanza stessa si fa carne: carne viva e palpitante che, mettendosi a nudo come la vergogna si espande, rompe i confini e si rende visibile, sfacciatamente inevitabile.
     
    In questo cortocircuito perpetuo tra brutalità e carezza, attrazione e rifiuto, le opere di Moroni si offrono, in ultima istanza, come corpi voluttuosi, vulnerabili e fieri: percossi, ma ancora straripanti di desiderio. Spesso assumono un nome, quasi fossero persone, perché raccontano di chi guarda, di chi si nasconde, di chi ogni giorno è costretto a tradurre se stesso in qualcosa di leggibile o addirittura accettabile agli occhi degli altri, piegandosi così alle più bieche aspettative.
     
    Attraverso questa continua tensione tra espansione e contenimento, élan vital e torpore, Filippo Moroni ci invita anche a costo di infrangere i divieti a sostare, senza mai sottovalutarla, su quella soglia scomoda dove la rabbia si fa bellezza e la pelle diventa un confine sottile, sempre più difficile da penetrare. Guardare le sue opere significa accettare il rischio di vedere per davvero ciò che siamo quando smettiamo di fingere; significa riavvicinarci, quanto più possibile, a ciò che André Gide chiamava i nutrimenti terrestri: elementi essenziali, autentici e profondi che, liberandoci dai vincoli morali e calvinisti, ci riconsegnano alla nostra umanità più piena, in sintonia con il fluire naturale della vita, nella sua stupefacente imprevedibilità.
    • Filippo Moroni Schiacciato 2 (Punch in the stomach), 2024 185 x 70 x 27 cm 72 7/8 x 27 1/2 x 10 5/8 in
      Filippo Moroni
      Schiacciato 2 (Punch in the stomach), 2024
      185 x 70 x 27 cm
      72 7/8 x 27 1/2 x 10 5/8 in
    • Filippo Moroni Schiacciato 9 (S.P.R.1), 2024 185 x 144 cm 72 7/8 x 56 3/4 in
      Filippo Moroni
      Schiacciato 9 (S.P.R.1), 2024
      185 x 144 cm
      72 7/8 x 56 3/4 in
    • Filippo Moroni Schiacciato 6 (S.P.R.1), 2024 185 x 144 cm 72 7/8 x 56 3/4 in
      Filippo Moroni
      Schiacciato 6 (S.P.R.1), 2024
      185 x 144 cm
      72 7/8 x 56 3/4 in
    • Filippo Moroni Schiacciato 10 (S.P.R.1), 2025 110 x 80 cm 43 1/4 x 31 1/2 in
      Filippo Moroni
      Schiacciato 10 (S.P.R.1), 2025
      110 x 80 cm
      43 1/4 x 31 1/2 in
    • Filippo Moroni Schiacciato 12 (S.P.R.1), 2025 110 x 80 cm 43 1/4 x 31 1/2 in
      Filippo Moroni
      Schiacciato 12 (S.P.R.1), 2025
      110 x 80 cm
      43 1/4 x 31 1/2 in
    • Filippo Moroni Schiacciato 14 (S.P.R.1), 2025 110 x 80 cm 43 1/4 x 31 1/2 in
      Filippo Moroni
      Schiacciato 14 (S.P.R.1), 2025
      110 x 80 cm
      43 1/4 x 31 1/2 in
    • Filippo Moroni Schiacciato 8 (S.P.R.1), 2023 110 x 80 cm 43 1/4 x 31 1/2 in
      Filippo Moroni
      Schiacciato 8 (S.P.R.1), 2023
      110 x 80 cm
      43 1/4 x 31 1/2 in
    • Filippo Moroni Bad Dress 1, 2025 36 x 36 cm 14 1/8 x 14 1/8 in
      Filippo Moroni
      Bad Dress 1, 2025
      36 x 36 cm
      14 1/8 x 14 1/8 in
    • Filippo Moroni Bad Dress 2, 2025 32 x 32 cm 12 5/8 x 12 5/8 in
      Filippo Moroni
      Bad Dress 2, 2025
      32 x 32 cm
      12 5/8 x 12 5/8 in
    • Filippo Moroni Bad Dress 3, 2025 60 x 60 cm 23 5/8 x 23 5/8 in
      Filippo Moroni
      Bad Dress 3, 2025
      60 x 60 cm
      23 5/8 x 23 5/8 in
    • Filippo Moroni Schiacciato 13 (S.P.R.1), 2025 50 x 40 cm 19 3/4 x 15 3/4 in
      Filippo Moroni
      Schiacciato 13 (S.P.R.1), 2025
      50 x 40 cm
      19 3/4 x 15 3/4 in
    • Filippo Moroni Schiacciato 15 (S.P.R.1), 2025 50 x 40 cm 19 3/4 x 15 3/4 in
      Filippo Moroni
      Schiacciato 15 (S.P.R.1), 2025
      50 x 40 cm
      19 3/4 x 15 3/4 in
    • Filippo Moroni Schiacciato 16 (S.P.R.1), 2025 50 x 40 cm 19 3/4 x 15 3/4 in
      Filippo Moroni
      Schiacciato 16 (S.P.R.1), 2025
      50 x 40 cm
      19 3/4 x 15 3/4 in
    • Filippo Moroni Schiacciato 17 (S.P.R.1), 2025 50 x 40 cm 19 3/4 x 15 3/4 in
      Filippo Moroni
      Schiacciato 17 (S.P.R.1), 2025
      50 x 40 cm
      19 3/4 x 15 3/4 in
    • Filippo Moroni Schiacciato 2 (S.P.R.1), 2023 50 x 40 cm 19 3/4 x 15 3/4 in
      Filippo Moroni
      Schiacciato 2 (S.P.R.1), 2023
      50 x 40 cm
      19 3/4 x 15 3/4 in
    • Filippo Moroni Schiacciato 4 (S.P.R.1), 2024 50 x 40 cm 19 3/4 x 15 3/4 in
      Filippo Moroni
      Schiacciato 4 (S.P.R.1), 2024
      50 x 40 cm
      19 3/4 x 15 3/4 in
    • Filippo Moroni Schiacciato 3 (S.P.R.1), 2024 50 x 40 cm 19 3/4 x 15 3/4 in
      Filippo Moroni
      Schiacciato 3 (S.P.R.1), 2024
      50 x 40 cm
      19 3/4 x 15 3/4 in
    • Filippo Moroni Schiacciato 7 (S.P.R.1), 2024 50 x 40 cm 19 3/4 x 15 3/4 in
      Filippo Moroni
      Schiacciato 7 (S.P.R.1), 2024
      50 x 40 cm
      19 3/4 x 15 3/4 in
    • Filippo Moroni You see me, I see you 2, 2025 33 x 29 cm 13 x 11 3/8 in
      Filippo Moroni
      You see me, I see you 2, 2025
      33 x 29 cm
      13 x 11 3/8 in
    • Filippo Moroni You see me, I see you 3, 2025 42 x 32 cm 16 1/2 x 12 5/8 in
      Filippo Moroni
      You see me, I see you 3, 2025
      42 x 32 cm
      16 1/2 x 12 5/8 in
    • Filippo Moroni You see me, I see you 8, 2025 33 x 29 cm 13 x 11 3/8 in
      Filippo Moroni
      You see me, I see you 8, 2025
      33 x 29 cm
      13 x 11 3/8 in
    • Filippo Moroni You see me, I see you 9, 2025 40 x 32 cm 15 3/4 x 12 5/8 in
      Filippo Moroni
      You see me, I see you 9, 2025
      40 x 32 cm
      15 3/4 x 12 5/8 in
  • Filippo Moroni | Velvet Rage

    dal 25 settembre al 15 novembre 2025 Ottobre 15, 2025
    ABC-ARTE è lieta di presentare Velvet Rage, la prima mostra personale dell’artista italiano Filippo Moroni, presso la sede milanese della galleria, ABC-ARTE ONE OF, in via Santa Croce 21. In...