La ricerca di Zaza muove essenzialmente dall’idea che «l’arte non offre possibilità alternative alla condizione umana, ma è al contrario la risultante di questa condizione» e, come tale, si perpetua nel pensiero umano. 

 

Nell’arte di Zaza la fotografia non è pura “testimonianza” di una realtà oggettiva, ma sempre “creazione” della realtà. Dietro un “cuscino dai segni misteriosi”, l’immagine torna a essere profetica di un “trapasso” che va dal sogno a un’immaginazione inaspettata, sempre nuova. L’artista, con le mani strette o a coprire il volto, mima gesti magici, schiudendo l’intera visione alle “tracce” di un’esistenza sconosciuta, ovvero al mistero.