La linea analitica della linea: Presentazione del catalogo della mostra, a cura di Riccardo Zelatore con testo di Marco Meneguzzo

Complesso Monumentale di Santa Caterina, Oratorio de' Disciplinati, Finale Ligure (SV) 12 - 15 February 2020 
Complesso Monumentale di Santa Caterina, Oratorio de' Disciplinati, Finale Ligure (SV) Ingresso libero dalle 15:00 alle ore 20:00, lunedì chiuso

 

 

Presentazione del catalogo della mostra

La linea analitica della linea

a cura di Riccardo Zelatore con testo di Marco Meneguzzo

 

 e del libro

Il capitale ignorante

Ovvero come l’ignoranza sta cambiando l’arte Johan & Levi editore (2019)

di Marco Meneguzzo

 

 

Saranno presenti Claudio Casanova, Assessore alla Cultura del Comune di Finale Ligure, Riccardo ZELATORE, curatore della mostra, Marco Meneguzzo, critico d’arte, Paolo Iacchetti, artista, Lorenzo Taini, artista.

 

 

Il Complesso Monumentale di Santa Caterina, nelle suggestive sale dell’Auditorium, adiacente all’Oratorio dè Disciplinanti, propone nella giornata di sabato 15 febbraio 2020 alle ore 18:00 un doppio appuntamento editoriale.


Riccardo Zelatore, curatore, con Marco Meneguzzo, autore del testo critico, presentano il volume La linea analitica della linea, che documenta la mostra in corso, visitabile sino al 29 febbraio.

 

 

Il progetto espositivo, organizzato con il patrocinio del Comune di Finale Ligure, in collaborazione con l’associazione Traumfabrik, Casaperlarte fondazione Paolo Minoli, propone un approfondimento linguistico sulla pittura aniconica contemporanea attraverso le opere di sette artisti che lavorano intorno ai fondamenti dell’immagine, alle radici dell’identità pittorica italiana e internazionale.

A differenza di tante opere contemporanee che tendono allo shock e alla sorpresa, gli autori selezionati per questa occasione espositiva si sono occupati e si occupano della genesi di immagini sempre nuove, a partire dagli elementi fondamentali e fondanti l’immagine stessa; hanno inteso e considerano la pittura come riflessione sugli strumenti stessi di questa disciplina – linea e colore - e sull’impatto che questi hanno sulla percezione e, quindi, sulla mente di ciascuno di noi.

 

In mostra vengono presentate le opere di Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005), Paolo Iacchetti (Milano, 1953), Sol LeWitt (Hartford, 1928 – New York, 2007), Paolo Minoli (Cantù, 1942 – Como, 2004), Mario Nigro (Pistoia, 1917 – Livorno, 1992), Lorenzo Taini (Sassocorvaro, 1977), David Tremlett (Dartford, 1945), autori afferenti a diverse generazioni e di diversa provenienza, i cui percorsi si sono a volte incrociati nella ricerca e nella vita, pur mantenendo una sostanziale autonomia espressiva.

Alcuni di loro hanno condiviso presupposti poetico-ideologici, l’impegno nella teorizzazione del loro pensiero, tutti hanno interpretato e interpretano un modo rigoroso e coraggioso di fare arte nella costante ricerca di procedimenti inediti di comunicazione. Ognuno ha un rapporto particolare con il fare pittura, con la sperimentazione di risorse espressive originali e sovente inusuali, in cui superficie e tridimensionalità convivono, dimensione tattile e piacere visivo si armonizzano nelle differenti declinazioni.

 

 

Nell’occasione Marco Meneguzzo presenterà anche il suo ultimo libro Il capitale ignorante. Ovvero come l’ignoranza sta cambiando l’arte, edito da Johan & Levi.

Il tramonto delle avanguardie e del dibattito intellettuale che ne costituiva l’humus sociale ha provocato un radicale appiattimento del gusto e il trasferimento del piacere e dello status del collezionismo – che del gusto è l’incarnazione, la visualizzazione plastica – dalle regioni e ragioni della cultura al territorio, indifferenziato ma misurabile, della ricchezza.

Da oggetto misterioso per pochi bizzarri estimatori l’arte è diventata oggi uno status symbol: che si tratti di tycoon, calciatori o mogli di industriali, i nuovi collezionisti sono guidati da conformismo e prediligono opere-trofeo con l’unico scopo di testimoniare la propria appartenenza non più a una élite di conoscitori, ma al club esclusivo delle personalità influenti.

Se l’artista, nell’immaginario ancora tardoromantico dell’Occidente, rappresenta l’essenza della libertà, una figura alla quale la società demanda un pensiero che può esprimersi senza vincoli, persino antagonista ed eversivo rispetto alla società stessa, tale prerogativa sta però cedendo il passo a una nuova fondamentale caratteristica: la riconoscibilità. L’immissione di fiumi di denaro nel circuito dell’arte ne ha alterato il sistema valoriale, facendo delle gallerie – o delle fondazioni che fanno capo a un unico proprietario, come quella di François Pinault – i garanti quasi esclusivi della qualità di un’opera, quando in un tempo non troppo lontano il reclutamento degli artisti e il giudizio sul loro lavoro era piuttosto il prodotto di una sinergia tra critico, gallerista e collezionista. Scomparsi gli ammortizzatori culturali che consentivano all’artista una maturazione lenta e strade alternative per trovare un posto nel sistema, le sue possibilità di affermazione dipendono oggi dal diventare velocemente un fenomeno internazionale, scelto da uno dei ristretti gruppi di potere in grado di decretare la sua «esistenza in vita» nella società globale.

In un mondo che vive di semplificazioni sempre più marcate, e di una sempre minore capacità e volontà di diversificare e analizzare, appare chiaro come il potere contrattuale dell’artista sia limitato, sostituito da un atteggiamento remissivo, diplomatico e politico, per nulla rivoluzionario e neppure blandamente innovativo. Dal momento che le regole stabilite dal sistema non lo contemplano come attore ma come merce, come «materiale umano» senza possibilità di voto, l’artista cercherà, anche inconsciamente, di adeguare le sue opere ai dettami del gusto suggeriti – o meglio sarebbe dire imposti – dai pochi realmente in grado di renderlo famoso. In gioco c’è un mutamento radicale del concetto stesso di arte, attraverso il deterioramento della sua capacità di suscitare pensieri innovatori e progressisti e il suo spostamento nella più vasta categoria dello spettacolo.

 

Marco Meneguzzo (1954) è critico d’arte, curatore indipendente e docente all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove insegna Storia dell’arte contemporanea e Museologia e gestione dei sistemi espositivi. Nel corso degli ultimi quindici anni ha viaggiato a più riprese in Cina, India e Russia per conoscere la situazione degli artisti, del gusto e del sistema dell’arte nei paesi emergenti, continuando contemporaneamente ad approfondire motivi e moventi della storia dell’arte occidentale. Con Johan & Levi ha pubblicato Breve storia della globalizzazione in arte (2012).

Al termine della presentazione visita guidata alla mostra La linea analitica della linea.

 

 

 

Complesso Monumentale di Santa Caterina Auditorium
p.za Santa Caterina
17027 Finale Ligure (SV)

tel. 019 680954
orari: dalle ore 15:00 alle ore 20:00 lunedì chiuso
ingresso libero