Distilla il colore come un suono. Dipinti e sculture dell’artista astratto ceco Rajlich tra le opere di Villa Croce

Bettina Bush, Il Giornale dell'Arte, August 1, 2021

 

Nato nella Repubblica Ceca nel 1940, Tomas Rajlich compie i primi passi nell’arte come scultore. Da qui parte la mostra nel Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce a Genova intitolata «Make it new! Tomas Rajlich e l’arte astratta in Italia», curata da Cesare Biasini Selvaggi e Flaminio Gualdoni con la collaborazione di Martin Dostàl, prodotta dal Comune di Genova in collaborazione con la galleria genovese ABC-ARTE.


Circa ottanta opere sono esposte fino al 22 agosto in una retrospettiva che copre mezzo secolo. Si comincia dalle ricerche percettiviste e preconcettuali degli anni Sessanta e si continua con l’uso minimalista del colore tra magia e magnetismo, senza mai abbandonare la sperimentazione. Nelle grandi sale al pianoterra prende il via il dialogo tra gli ambienti della villa, la scultura di Rajlich, che stupisce subito per la sua forza, e le opere della collezione permanente: Getullio Alviani, Agostino Bonalumi, Gianni Colombo, Pietro Consagra, Dadamaino, Martino Oberti, Fausto Melotti, Osvaldo Licini, Piero Manzoni, Bruno Munari e Lucio Fontana sono alcuni dei nomi di un lungo elenco accanto a figure meno conosciute.

Si notano sempre affinità elettive tra l’artista e le opere del museo, per lo più provenienti dalla raccolta Cernuschi Ghiringhelli. Accostamenti poco convenzionali ripercorrono il gusto e la visione di Rajlich verso la riduzione e l’essenzialità: molti artisti italiani infatti hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione dell’artista ceco, che ha passato parte della sua vita in Olanda e che oggi vive tra Praga e l’Italia.

La mostra ripercorre la pittura astratta in modo poco retorico e segue attentamente l’evoluzione di Rajlich dalla griglia geometrica ai recenti monocromi, dove il colore è il protagonista assoluto, il mezzo per esplorare gli effetti della luce e la potenza del gesto, dove si manifesta il desiderio di «distillare il colore come un suono puro», come precisa Gualdoni.