Mauro Vignando vuole smettere di fumare. In una mostra a Genova

Linda Kaiser, Artribune, Agosto 29, 2015

Incontro Mauro Vignando (Pordenone, 1969) al vernissage della sua personale, curata da Milovan Farronato da ABC Arte a Genova: venti opere, tra le quali due installazioni, cinque dipinti, una stampa e dodici coppie di cartoline con interventi. Soprattutto da quest'ultima serie, basata sulla fotografia, traggo le prime positive impressioni. All that's missing is you è un titolo centrato, se poi si apprende che proprio un mese prima hanno rubato all'artista cinquanta cartoline, parte del suo lavoro. Vignando, che ha frequentato una scuola di elettronica e quindi pittura all'Accademia di Bologna, si definisce un autodidatta. Concepisce le mostre "a volumi" e qui rappresenta tre mondi dell'arte: pittura, scultura e fotografia. Sebbene si dichiari non attratto dalla performance, in pratica le opere "dipinte" realizzate in galleria - e che ancora piacevolmente odorano di colore fresco - derivano da un'azione performativa. Sulle tavole ricoperte da un fondo di gesso, Vignando ha infatti steso la pittura a olio nera e poi l'ha "strisciata", come racconta lui, molto lentamente con la spalla bagnata di trementina. All'altezza di 145 cm, linea di mezzeria delle opere, i suoi passaggi hanno sciolto la materia e hanno fatto affiorare il gesso bianco. 

ATTORI IN VIAGGIO E IN EFFIGIE
Questi Black Painting sono monocromi tracciati: congelano e trattengono un gesto, una presenza evanescente e quasi fantasmatica. Proprio come la riedizione in grande formato di un crocifisso che, tagliato, riassemblato e posizionato in un angolo come fosse specchiato, presenta una parzialità, e dunque una mancanza. Così il piedistallo per l'ultima sigaretta, quasi invisibile al centro dell'ultima stanza, è un piccolo monumento in legno dipinto dedicato a un desiderio - quello, frustrato, di smettere di fumare - che è come un ricordo. La veduta stampata su carta cotone ha un formato irregolare trapezoidale, perché restituisce lo sguardo dell'artista che da sdraiato, al risveglio, percepisce un'assenza, osservando l'esterno attraverso la finestra aperta.
Paradigmatico per il senso della mostra è il lavoro su doppie "cartoline viaggiate" di divi cinematografici, originali d'epoca, con ritratti o coppie di amanti, sui quali Vignando interviene con tagli, a seconda del dinamismo che vuole imprimere all'espressione. Il soggetto principale così viene meno e i personaggi diventano "impalati, ironici e dubbiosi": dopotutto, sono attori. La sottrazione del soggetto genera dunque un'altra immagine e l'opera acquista paradossalmente una nuova, affascinante vita.