Mario Schifano e il suo percorso fotografico e pittorico da ABC-ARTE a Milano e a Genova

IlGiornale.it
Carlo Franza, IlGiornale.it, February 17, 2024
 
Mario Schifano.  Correre rapinoso attraverso le cose del mondo” a cura di Alberto Salvadori. Con questa mostra ABC-ARTE celebra uno dei più importanti artisti italiani, Mario Schifano, attraverso un approfondito ed esaustivo percorso fotografico e pittorico. Tramite un nucleo di 93 fotografie originali e 29 monocromi, la mostra allestita da ABC-ARTE nella sede storica di Genova con appendice autonoma nella sede di Milano, ABC-ARTE ONE OF, accompagna gli spettatori in un percorso totalizzante, arricchito dalla proiezione di un corposo materiale multimediale composto da rare diapositive e fotografie. Nella sede meneghina il percorso sarà più intimo ed introduttivo, nella sede genovese i visitatori avranno l’opportunità di immergersi completamente nell’opera dell’artista attraverso una selezione più ampia di lavori. Il vernissage a Milano si è tenuto giovedì 8 febbraio 2024 alle 18.30, mentre a Genova vi è stato giovedì 15 febbraio 2024.
 
Ti vorrei portare in una strada vicino a Piazza del Popolo per vedere le strisce pedonali. Lì ho pensato di fare i quadri monocromi. Per me tutto è cominciato in quel momento”. Inizia così la vicenda di Mario Schifano, dalla visione della realtà portata all’interno della sua opera. Il quotidiano e la vita reale entrano e divengono protagoniste del suo lavoro. Non omette il vissuto anzi lo esalta e lo rende il principale attore del suo essere artista.
Il titolo della mostra imprime il senso del divenire nella sua opera attraverso la cattura di immagini, siano esse statiche, siano esse in movimento. In fondo il nomignolo a lui dato da Parise, il Puma, definiva bene una delle grandi qualità di questo straordinario artista: la sua agilità felina e ferina nel cogliere l’attimo della vita. Sua compagna di viaggio fin dall’inizio è la macchina fotografica, in versione 6×6 e 35 mmpoi anche la polaroid. La visione schermica intesa come elemento strutturale e concettuale diviene essenziale nella pittura di Mario Schifano e anche il cinema come altro paradigma assunse una sua rilevanza. Nel decennio degli anni ’60 Schifano compie i suoi tre viaggi americani; al suo arrivo a New York nel 1963 è colpito dai cartelloni pubblicitari, neri, sulla morte di John F. Kennedy e li fotografa; come fotografa la città con prospettive di ogni tipo, con tagli e inquadrature che riflettono una voracità visiva inarrestabile. Andare per strada, in viaggio, vedere, conoscere, lo sprona ad una nuova sensibilità, che va dal quadro-finestra al quadro-schermo.
I  monocromi sono creati con grandi campiture di colore, uniforme, aggregato e disgregato da una stesura a smalto che cola e infrange il bordo dello schermo. L’immagine fotografica diviene una superficie visiva, le immagini della strada, della vita, potrebbero essere proiettate e accolte su queste superfici. Maurizio Fagiolo dell’Arco, tra i più acuti interpreti del lavoro di Schifano scrisse: “L’arma di Schifano è il régard, un occhio-obiettivo, una camera fotografica mentale. Non vede una cosa ma la vede ‘inquadrata’, la vede ‘angolata’, considera cioè il mondo-della-vita dietro uno schermo, che è oggettivo ma finisce per dare un’impronta ‘astratta’ agli ultimi frammenti mondani“(Maurizio Fagiolo Dell’Arco, Rapporto 60, pp. 151-152) Le immagini fotografiche divengono nel tempo aggregazioni visionarie, testimonianze di momenti irripetibili, divenuti nel tempo mitici, montaggi e sovrapposizioni di soggetti e sensazioni. Si percepisce dalle stesse una “smania di bruciar tappe”, “quel suo correre rapinoso attraverso le cose del mondo“, “eccezionale qualità di puntare d’istinto ai bersagli giusti” (Cesare Vivaldi in Schifano. Tutto, cat. della mostra, Galleria Odyssia, Roma, 1963, cit. in Schifano 1960-1964. Dal monocromo alla strada, Milano, Skira, Fondazione Marconi, 2005, p. 36).
In mostra si possono vedere in alternanza con superfici monocromatiche, ossia lo spazio concettuale della sua opera, una selezione della sterminata produzione fotografica di Mario Schifano, concentrata qui tra il 1963 e il 1970, anno del viaggio on the road in America con Nancy Ruspoli. Questa straordinaria raccolta è il fondo fotografico di Rinaldo Rossi, amico e sodale di Mario Schifano, di cui l’artista diceva “…in fondo lui è peggio di me!”. La mostra è stata resa possibile dalla preziosa collaborazione dell’Archivio Mario Schifano, costituito nel 2003 da Monica De Bei Schifano e Marco Giuseppe Schifano. Una pubblicazione bilingue, ABC-ARTE edizioni, sarà realizzata con testi autoriali e con un ricco apparato documentale.
Mario Schifano, figlio di un archeologo responsabile degli scavi a Leptis Magna in Libia, dopo un apprendistato al Museo Etrusco di Villa Giulia esordisce nel 1960 con una mostra alla Galleria La Salita di Roma presentata da Pierre Restany: Cinque pittori romani: Angeli, Festa, Lo Savio, Schifano, Uncini. Attira subito l’interesse della critica realizzando quadri monocromi che offrono l’idea di uno schermo fotografico che in seguito accoglierà numeri, lettere, segnali stradali, i marchi della Esso e della Coca Cola. Firma un contratto in esclusiva con la gallerista americana Ileana Sonnabend. Sue mostre personali vengono allestite a Roma, Parigi e Milano. Riceve i primi riconoscimenti: il Premio Lissone 1961, il premio Fiorino e La Nuova Figurazione, Firenze1963. Nel 1962 espone alla Sidney Janis Gallery di New York nella mostra The New Realists. Interrompe il sodalizio con Ileana Sonnabend. Nel 1963 compie il primo viaggio negli Stati Uniti dove frequenta Frank O’Hara, Jasper Johns, Andy Warhol. Nelle sue opere iniziano ad apparire citazioni dalla storia dell’arte italiana e dal Futurismo. Dipinge i primi Paesaggi anemici che presenta alla Biennale di Venezia nel 1964. Risalgono a questo periodo i suoi primi lavori cinematografici, cortometraggi 16mm. in bianco e nero. Inizia una collaborazione in esclusiva con il gallerista milanese Giorgio Marconi che durerà fino al 1970. Partecipa a collettive internazionali, al Carnegie Institute di Pittsburgh nel 1964, nel 1965 alle Biennali di San Marino e di San Paolo del Brasile e al National Museum of Modern Art di Tokio.
Nel 1966 -1967 inizia le serie Ossigeno ossigeno, Tuttestelle, Oasi, Compagni, compagni. Nel 1967 presenta allo Studio Marconi di Milano il lungometraggio 16 mm. Anna Carini vista in agosto dalle farfalle. Collabora con un gruppo di rock psichedelico: Le stelle di Mario Schifano. Uno dei loro concerti d’esordio, il 28 Dicembre 1967 al Piper Club di Roma, diventa il primo liveshow multimediale italiano. Realizza tre film sperimentali in 35 mm.: Satellite, Umano non umano, Trapianto, e consunzione e morte di Franco Brocani. Partecipa a una collettiva alla Galleria La Salita di Roma dove non espone dipinti ma proietta fotogrammi sulla guerra del Vietnam. Ed è proprio l’interesse per la storia contemporanea e il suo impegno civile che lo porta a una crisi ideologica e d’identità tale da dichiarare di voler abbandonare la pittura. Pilotta (Salone delle Scuderie) di Parma ospita la sua prima importante retrospettiva, curata da Arturo Carlo Quintavalle. Una crisi ideologica ed esistenziale lo costringe a periodi di isolamento nel suo studio dove realizza dei lavori reinterpretando Magritte, De Chirico, Boccioni, Cézanne, Picabia. Rifà le proprie opere degli anni sessanta nel ciclo Sintetico dall’Inventario.
Nel 1970 insieme allo scrittore Tonino Guerra si reca in America per i sopraluoghi del film Laboratorio umano, poi mai realizzato. Tornato in Italia, spazientito dai tempi lunghi delle produzioni cinematografiche, inizia la serie dei Paesaggi TV dove trasferisce su tela le immagini televisive con la tecnica dell’emulsione fotografica. Inizialmente sono i fotogrammi scattati negli Stati Uniti con le sale di trapianto cardiaco a Houston, i laboratori della Nasa, di Alamogordo e di Los Alamos, a essere oggetto di rielaborazione (daranno vita a opere come Pentagono, Medal of Honor, Era Nucleare). Poi inizia a rivisitare pittoricamente le immagini trasmesse dalla RAI e da altre emittenti televisive. Nell’elaborazione di queste opere utilizza nuovi smalti industriali di grande brillantezza e trasparenza, capaci di asciugare con grande rapidità, consentendogli così anche una produzione molto più estesa.
Nel 1971 espone alla mostra Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960-70, curata da Achille Bonito Oliva; sue personali si inaugurano a Roma, Parma, Torino e Napoli. Nel 1973 partecipa alla X Quadriennale di Roma e a Contemporanea, curata da Achille Bonito Oliva. Nel 1974 il Palazzo della Pilotta (Salone delle Scuderie) di Parma ospita la sua prima importante retrospettiva, curata da Arturo Carlo Quintavalle. Una crisi ideologica ed esistenziale lo costringe a periodi di isolamento nel suo studio dove realizza dei lavori reinterpretando Magritte, De Chirico, Boccioni, Cézanne, Picabia. Rifà le proprie opere degli anni sessanta nel ciclo Sintetico dall’Inventario.
Nel 1976 è presente alla mostra Europa/America, l’astrazione determinata 1960-76 allestita presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Bologna. Nel 1978 torna alla Biennale di Venezia con le serie Al mare e Quadri equestri, opere dipinte con estrema grazia e leggerezza che costituiscono l’esempio di una ritrovata freschezza creativa. Viene invitato a Arte e critica 1980, al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Nel 1981 partecipa all’esposizione Identité italienne al Centre Georges Pompidou di Parigi. Sono di questo periodo i cicli Architetture, Cosmesi, Biplani e Orti botanici. Nel 1982 le sue opere partecipano alla rassegna Avanguardia/Transavanguardia alle Mura Aureliane di Roma. Marco Meneguzzo cura una sua personale alla Loggia Lombardesca di Ravenna. Concepisce una sequenza di dipinti di grandi dimensioni tra cui Biciclette e Ballerini. In quest’anno lo ritroviamo alla XL Biennale Internazionale d’Arte di Venezia.
Nel 1984 è invitato nuovamente alla Biennale di Venezia. In contemporanea Alain Cueff presenta ai Piombi il ciclo Naturale sconosciuto, dove emerge la sua particolare attenzione nei confronti della natura. Nascono così i Gigli d’acqua, i Campi di grano, le Onde e una serie di quadri realizzati con la sabbia per una mostra sui deserti in Giordania. Anche le tele donate a Gibellina per la ricostruzione artistica dopo il terremoto scaturiscono da questo nuovo impulso pittorico. Nel 1985 a Firenze, in Piazza Santissima Annunziata, dipinge davanti a seimila persone la Chimera, un’opera monumentale di quattro metri per dieci che inaugura una rassegna sugli Etruschi.
Si sposa con Monica De Bei da cui ha il figlio Marco, e la sua pittura si fa più densa e ricca di suggestioni.
Nel 1988 la Galleria Adrien Maeght di Parigi inaugura la mostra Le secret de la jeunesse éternelle, un Faust dionysiaque. Grande appassionato di ciclismo, è l’unico italiano che per due volte disegna la maglia gialla del Tour de France. ABC-ARTE via XX Settembre 11/A, 16121 Genova T.010 86 83 884 ABC-ARTE ONE OF via Santa Croce 21, 20122 Milano T.02 89 76 80 94 www.abc-arte.com @abc_arte
Nel 1989 è tra i protagonisti della rassegna Arte italiana del XX secolo, organizzata dalla Royal Academy di Londra. Sue personali sono allestite al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles e al Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara. Nel 1990, dopo un decennio di pittura intensa dove ha prodotto molti tra i suoi lavori più emozionanti, inaugura la riapertura del Palazzo delle Esposizioni di Roma con Divulgare, una rassegna di opere di dimensioni eccezionali elaborate con le prime tecnologie digitali. Le immagini riprodotte uniscono alla dimensione dell’inconscio la realtà filtrata dalla televisione. I grandi quadri rappresentano le nuove visioni satellitari, le urgenze ambientali, la guerra. Il suo impegno civile si estende realizzando dei lavori a sostegno delle campagne di Greenpeace, Acnur e di molte altre associazioni di volontariato. Nel 1991 realizza la mostra Estroverso alla Galleria Mazzoli di Modena. Crea i bozzetti per la scenografia della Norma di Vincenzo Bellini per il Teatro Petruzzelli di Bari. La Biennale di Venezia del 1993, curata da Achille Bonito Oliva, gli offre una sala personale nella sezione Slittamenti. Nel 1994 partecipa alla rassegna The Italian Metamorphosis, 1943-1968, organizzata al Solomon R. Guggenheim Museum di New York; nel 1996 espone in Spagna e in America Latina con la mostra Musa ausiliaria, un omaggio nei confronti della televisione.
Le opere di questi anni testimoniano il suo rinnovato interesse per la tecnologia. Nel 1996 la Stet-Telecom gli commissiona una nuova immagine della società in occasione della presentazione della rete internet sul territorio italiano. Schifano coglie immediatamente le possibilità del web che con il suo accesso illimitato estende le possibilità delle arti visive e la novità delle fibre ottiche che velocizzano la comunicazione, tanto da dedicargli un’opera che ne diventa il simbolo. Si dedica alla fotografia ed espande e moltiplica la produzione di quadri seriali utilizzando la televisione come medium commerciale. Nel 1997 partecipa a Minimalia, a Palazzo Querini Dubois di Venezia. Muore a 63 anni il 26 gennaio 1998 dopo un infarto cardiaco nel suo studio di via delle Mantellate a Trastevere. La sua ampia a smisurata produzione pittorica è rappresentata dall’Archivio Mario Schifano, fondato nel 2003 dagli eredi.